Ignazio Marino: no a primarie senza credibilità La speranza di Roma sono le sue forze civiche

Roma, 22 gennaio 2016

lupa-com-stampaRipartire dalle forze e dai movimenti civici, riportare in campo “l’etica di una sana politica”. L’associazione ParteCivile si ritrova pienamente nei temi e nei principi espressi da Ignazio Marino nella lettera pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica nella quale annuncia la sua decisione di non partecipare a primarie che il segretario del PD ha reso, “almeno a Roma, un rottame inutilizzabile” con la sua “interferenza” che “ha eliminato con un atto di forza chi quelle primarie aveva vinto l’ultima volta” due anni fa.

“In questa fase di confusione politica – afferma la presidente di ParteCivile, Emilia La Nave – i cittadini hanno bisogno di ritrovare fiducia nelle istituzioni e devono poter essere sicuri che la loro scelta elettorale venga rispettata. Per questo non si puo’ ricadere nelle solite dinamiche, e non si può più credere ai vecchi meccanismi che hanno portato 19 consiglieri da un notaio per far cadere senza dare spiegazioni ai cittadini un sindaco democraticamento eletto.

“La speranza di Roma – continua La Nave – sono le sue forze civiche e quelle parti sane dei partiti che riconoscono che la difesa dei principi fondamentali della nostra democrazia sono prioritari rispetto a qualsiasi lotta correntizia o interesse particolare. Nell’unione di queste realtà troveremo la forza necessaria per far ripartire nella città quel processo di rinnovamento e di legalità iniziato dall’amministrazione Marino e bruscamente interrotto. ParteCivile sarà in prima linea in questa battaglia”.

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2 pensieri riguardo “Ignazio Marino: no a primarie senza credibilità La speranza di Roma sono le sue forze civiche

  • febbraio 6, 2016 in 10:49 am
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    Condivido in parte. Non sono i programmi, le cose da fare, il criterio centrale della scelta dell’elettorato attivo (la parte civile, i cittadini che votano), bensì la credibilità dei candidati; credibilità che a sua volta non è valutata sul pregresso, ma sul pro-messo.

    Formulare correttamente i problemi è già un pensiero vincente, elaborarne le soluzioni è abilità di pochi. A Roma (ed in Italia in generale) abbiamo tanta storia, cultura e propensione alla ricchezza delle differenze che di elaboratori di problemi ed ideatori di soluzioni ne nascono in ogni vicolo, strade, casa, palazzi, città e campagne; ciò che è raro trovare sono le persone in grado di passare dal problema alla soluzione, servono risolutori. Riconoscerli è difficile e, come per ogni cosa difficile, lo strumento è semplice.

    I verbi sostantivati con la prima persona plurale sono tipici dei leader che verranno seguiti e ascoltati; con la terza singolare, invece, sono frequenti nei discorsi dei perdenti e con la seconda plurale li ascoltiamo e vediamo nelle parole dei prepotenti.

    Chi ascolta sa analizzare e valutare, intuitivamente e rapidamente, i verbi sostantivati ed i pronomi usati da chi parla. Non sa di sapere. Coloro che parlano (e/o scrivono), invece, hanno l’onere e l’onore di essere consapevoli, se vogliono essere ascoltati, compresi, condivisi ed infine seguiti. Per ognuno di codesti atti (ascolto, comprensione, condivisione e comportamento) solo il parlante preparato, consapevole, che sa di sapere, avrà possibilità di successo. Parlare è naturale, fisiologico, come il respirare, parlare da persona civile, e addirittura da risolutore, è frutto di semi culturali ben curati. Ogni lingua, oltre che strumento di espressione, di ragionamenti e sentimenti, è anche e soprattutto strumento per pensare e far pensare.

    Per esempio, in codesto post del 22 gennaio vengono riportati, tra virgolette, due paragrafi di Emilia La Nave. Analizzando verbi e pronomi ne risulta un pensiero perdente che accenna a vincente solo nel penultimo capoverso; sicuramente non prepotente.

    Per esempio, nella lettera aperta di Fassina a Giachetti vi sono sufficienti predicati per affermare che egli Fassina presenta una struttura cognitiva (un habitus mentale, un modo di ragionare) oscillante fra leader perdente e vincente; invece, Roberto Giachetti, candidato alle primarie del PD per candidarsi a sindaco di Roma, nel suo primo video, sulla sua pagina Facebook e sul suo sito web, usa ognuno dei tre linguaggi di leader (vincente, perdente, prepotente): in che direzione si evolverà dipenderà dal linguaggio cognitivo (parole per pensare, prima ancora che per comunicare) dei suoi collaboratori più propinqui. Monitorando la presenza di Giachetti su La7 e l’intervista pubblicata sul Messagero di Martedì 19 gennaio 2016, pagina 41, confermo che il suo linguaggio cognitivo (le parole per pensare) è ancora “staminale” (differenziabile in una delle tre direzioni di leadership).

    Codesta è la cornice, il frame, il quadro, entro cui si svolgerà la proposta formativa per la promozione e gestione di una campagna elettorale.

    http://www.iliblab.com, 12/13, 19/20, 26/27 febbraio 2016 presso la sede della fondazione Basso, di fronte ed accanto ai Palazzi del Senato, a Roma

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  • febbraio 6, 2016 in 12:54 pm
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    La lettera di Ignazio individua con inattaccabile logica quale sia la norma del diritto naturale violata dai Mattei
    Essa è la prima di tutte le regole non scritte: PACTA SUNT SERVANDA
    I patti vanno rispettati . Le regole (della democrazia) vanno rispettate. Gli elettori vanno rispettati.
    Altrimenti viene violato il bene della fiducia e non è più possibile credere. Tanto meno in un rito ormai svuotato di ogni credibilità come le primarie del PD.
    Nei territori di chi ha avvelenato i pozzi della democrazia negli ultimi vent’anni forse è questo che si vuol far passare per democrazia. I furbi gli imbroglioni prevalgono una specie di sopravvivenza del più forte (o più furbo)
    Alla lunga il veleno sparso contro la fiducia si rivolta contro l’untore e anch’egli incredulo come Re Lear vedrà la foresta (di Marte) avanzare inarrestabile a travolgere il suo regno di carta velina…

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