“C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza” (*)

(*) (Giorgio Gaber, “anche per oggi non si vola”, 1974)

 

 

Quella della “post-ideologia” grillina è stata un meteora teorica che non ha retto che poche stagioni alla verifica della storia; il concetto che la “nuova” politica non si basi o non sia fondata su nessuna ideologia naufraga insieme ai barconi nel mediterraneo, non regge al confronto con una strategia fiscale basata sul “meno tasse per tutti”, scompare davanti al dilagante protezionismo nazionalistico.

Destra e sinistra esistono ancora, e sono più contrapposte che mai.

La differenza è che la destra politica non ha più paura di dichiararsi, che chi un tempo taceva di votare Lega Nord per vergogna ora ne va fiero, che chi esitava a confessare che votava 5 stelle per soddisfare la propria pancia ora si definisce orgogliosamente populista.

Mentre la sinistra politica, o almeno quella che si definisce tale, anziché interrogarsi seriamente sui motivi della propria scomparsa, arranca inseguendo la destra, e tenta una patetica rimonta elettorale utilizzando le sue stesse strategie.

Ecco Renzi tranquillizzarci dicendo che “Salvini ha fatto il bullo con 629 rifugiati ma in realtà non cambia niente… è una colossale operazione mediatica, ma in realtà da domattina non cambia assolutamente nulla “ (in mezz’ora in più 17 giugno 2018), ecco D’Alema ricordarci “… che si dovesse porre all’Unione Europea con determinazione il tema della assunzione di responsabilità europea nei confronti del problema immigrazione non c’è dubbio” (8 ½, 13 giugno 2018), ecco illustri editorialisti spiegarci che il problema della sinistra è quello di “non avere avuto i tempi dell’opinione pubblica” (Massimo Franco, Corriere della Sera, 13 giugno 2018).

No Renzi, il bullismo mediatico di Salvini non ti assolve dalla responsabilità di avere passato anni ad inseguire la politica “liberal” e di destra tentando di mistificarla con valori di sinistra (in questo inseguendo anche Grillo nel teorizzare la post-ideologia); no D’Alema, il problema dell’immigrazione lo abbiamo solo esasperato, altre nazioni europee lo hanno affrontato prima di noi, e risolto con l’unica ricetta possibile: la reale integrazione degli immigrati, il loro pieno inserimento nel tessuto sociale, senza cedere ai fantasmi dell’invasione e senza alimentare il culto della razza europea; no Franco, non è indispensabile avere i tempi dell’opinione pubblica per professare la propria ideologia, si può tranquillamente sostenere le proprie idee anche quando queste sono minoritarie, e favorire la discussione e il pacifico confronto con la “maggioranza” popolare per sostenere i fondamenti della Democrazia e dell’Umanità.

Quella di inseguire è difficilmente una buona strategia, e nelle prossime settimane se ne accorgerà il M5S che appare tutto proiettato a scimmiottare Salvini evocando i suoi cavalli di battaglia (“l’Italia ha alzato la testa in Europa”, “un censimento dei rom non è una schedatura”, Bonafede 18 giugno), e noi, Popolo di Sinistra, non dovremmo cedere alla stessa tentazione.

Il nostro ruolo rimane quello di portavoce di una politica di accoglienza e integrazione, che attenui le differenze sociali, che sostenga la legalità, che promuova la cultura, che tuteli l’ambiente, che incentivi l’occupazione senza intaccare i diritti dei lavoratori. Se nell’attuale momento storico questa politica è minoritaria, saremo fieri di essere minoranza e moltiplicheremo i nostri sforzi per diffondere le nostre idee.

Non nei salotti, non nei palazzi del potere, ma in strada.

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