Il sale che si rifiuta di insaporire il pane

G.C.M. 10 dicembre 2015

I tentennanti, gli incerti, i portatori di se e ma, di dubbi e distinguo, in questo caso sono i tiepidi incapaci di coraggio coerente e deciso. Sono i portatori di una verità confezionata che si accompagna a una indispensabilità conclamata quanto presunta del proprio ruolo. Sono il sale che paradossalmente si rifiuta di insaporire il pane. Così a me appaiono quelli che, a sinistra, da sinistra e perché inderogabilmente di sinistra, snobbano e sottovalutano Marino, giudicandolo con la puzza al naso. Forse non capiscono che ci sono dei momenti nella storia di un Paese in cui, nel declino drammatico della politica – quando l’impegno per il bene comune si è ridotto ad affari, mercato e interesse privato – , i principi e i valori che la contraddistinguono si incarnano al loro meglio in una persona che per la sua coerenza nel praticarli viene assunto dalla comunità a bandiera e simbolo. Non è ancora un partito organizzato, non è forte di mezzi e apparato, è semplicemente l’uomo giusto che si è assunto il compito, e in questo la comunità l’ha riconosciuto in pieno, di guida e traghettatore in un mare burrascoso. Senza di lui il buio sarebbe completo, non esisterebbe bussola necessaria per non smarrirsi e proseguire nel cammino.
(Oggi in un’intervista al Corriere il governatore del Lazio, Zingaretti, ha la bontà di riconoscere che Marino è «una risorsa cui dare accoglienza». Io gli chiederei: ma chi lo decide, il popolo sovrano, o un sovrano che prescinde dal popolo?)

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