Referendum: Marino, Senato andava abolito non dato a politica (ANSA)

CHIETI, 15 NOV
Sul referendum rispondo quello che dico dal 2009 quando mi candidai alla segreteria del Pd: ero l’unico, ad esempio che diceva ‘no’ all’energia nucleare, l’unico che diceva bisogna abolire totalmente il Senato.

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Abolire il Senato è diverso dal consegnare l’elezione del Senato al ceto politico, ai consiglieri regionali, che poi si metteranno intorno a un tavolo chiusi in una stanza e diranno io faccio il presidente della Regione, lui fa l’assessore, e a te che non abbiamo ancora altre cariche facciamo fare il senatore e ti diamo i rimborsi per passare quattro giorni a settimana a Roma, l’immunità parlamentare, quindi invece di sceglierlo il popolo lo sceglie il ceto politico”.

Lo ha detto l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, oggi a Chieti a margine del processo sulle strutture psichiatriche dell’ex gruppo Villa Pini. Il processo vede Marino nelle vesti di testimone quale presidente, nel 2009, della Commissione d’inchiesta del Senato sulla sanità che ispezionò le strutture, ispezione dalla quale è scaturito il processo a carico dell’ex titolare del gruppo Villa Pini, Vincenzo Angelini e di altre cinque persone con accuse che vanno dall’abbandono di incapace alla truffa.

“Quindi – ha proseguito rispondendo ad una domanda dei giornalisti – avremo i partiti che sceglieranno non sulla indicazione del popolo, ma sulla loro visione e per questo non bisogna essere dei profeti o dei costituzionalisti perché se dovessero seguire l’indicazione del popolo, per esempio, nel Lazio e in Lombardia il sindaco senatore dovrebbero essere il sindaco di Roma o il sindaco di Milano”.

“Vedo con difficoltà – ha sottolineato – il Pd di Nicola Zingaretti che vota Raggi perché lo deve votare il consiglio regionale o la Lega di Maroni che vota Sala. E’ evidente che ancora una volta le scelte verranno fatte dai partiti e non dal popolo. Io non è che faccio campagna: la Costituzione è la carta più importante che il nostro Paese ha e la legge primaria, è la carta che deve unire tutti noi e soprattutto fissa dei principi che affermano la sovranita’ del popolo.

Noi affidando ai partiti la scelta dei senatori e dicendo che una legge di iniziativa popolare invece di 50 mila firme ha bisogno di 150 mila, un referendum invece di 500 mila di 800 mila, andiamo certamente non nella direzione di rafforzare la sovranità popolare. Andiamo nella direzione opposta“. (ANSA). M05-HNZ 15-NOV-16

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