Violenza contro le donne nel web e offline: prevenzione e contrasto

A pochi giorni dall’approvazione della legge contro il cyberbullismo in Italia, il 26 maggio si è tenuto alla Camera dei Deputati un Convegno per fare il punto della situazione sul versante femminile di questo fenomeno: la violenza contro le donne nel web.

A organizzarlo L’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani  (UFTDU).

L’intento: poter arrivare a una Carta deontologica con le linee guida per raccontare in maniera corretta la violenza contro le donne.
L’incontro ha visto la partecipazione di alcuni tra i maggiori esponenti del mondo giuridico internazionale.

Anna Sergio ha assistito ai lavori per noi di ParteCivile e ci racconta alcuni dei momenti salienti del Convegno.

Violenza contro le donne nel web

“Innanzi tutto – scrive Anna Sergio –  è stata l’occasione per condividere la definizione ufficiale di Cyberbullismo che è parte integrante della legge approvata”:

«Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo».

La legge  è rivolta soprattutto ai minori, ma a seguire non può che essere un fattore positivo nella lotta contro la violenza sulle donne, che anche sul web hanno il loro primato di genere come destinatarie di cyberbullismo.

Alcune delle innovazioni che la legge ha portato:
  • È stata abbassata a 14 anni l’età minima in cui il minore vittima di cyberbullismo (o i suoi genitori) può fare richiesta ai siti che gestiscono dati o ai social network di rimuovere un contenuto sgradito  esercitando il “diritto all’oblio”, e se il sito non provvederà a rimuovere il contenuto entro 48 ore, dovrà farlo il Garante per la protezione dei dati personali entro le successive 48 ore. Se il responsabile è una persona che ha dai 14 ai 18 anni, inoltre, non scatterà un processo ma solamente la cosiddetta “procedura di ammonimento”: una serie di misure di dissuasione simili a quelle già previsto nella legge anti-stalking.
  • Un’altra novità positiva è rappresentata dalla possibilità che il minore o la donna vittima di  questa odiosa condotta, possa delegare anche un’associazione con finalità sociali ad agire per suo conto, ciò affinché proponga un reclamo presso le autorità competenti, affermando,così, un principio di solidarietà verso le vittime che spesso reagiscono con l’isolamento e la chiusura derivata dalla gogna cui sono sottoposte.
Qualche dato riferito all’ultima indagine Istat del 2014:
  • Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%); più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%). Tra gli studenti delle superiori, i liceali sono in testa (19,4%); seguono gli studenti degli istituti professionali (18,1%) e quelli degli istituti tecnici (16%).
  • Le vittime assidue di soprusi raggiungono il 23% degli 11-17enni nel Nord del paese. Considerando anche le azioni avvenute sporadicamente (qualche volta nell’anno), sono oltre il 57% i giovanissimi oggetto di prepotenze residenti al Nord.
  • Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di Cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi).

Violenza contro le donne nel web

Anna Sergio ci evidenzia che, tra gli elementi analizzati dal convegno, emerge che il cyberbullismo ha chiare matrici culturali e sociologiche e che l’incremento esponenziale è proporzionale al livello di progresso della conoscenza e dell’uso del web, creando di fatto una dinamica di amplificazione e reiterazione dell’insulto, della diffamazione, di sentimenti negativi. In un’unica parola: un odio che prolifera in un deserto di principi ed esplode violento e devastante.

La percezione della violenza nel web è come quella di una sorta di de-materializzazione della vittima nel senso che diventa quasi impossibile l’individuazione dei colpevoli, complici le innumerevoli fake identità che sono uno degli strumenti delle condotte violente.

Diventa necessario, dunque, creare uno stato di diritto paritetico sia nel web che offline e diventa necessario intensificare i programmi di prevenzione e informazione e formazione a partire dalle scuole di primo grado poiché solo educando i giovani fruitori del web, si può arginare il fenomeno.

Che si tratti di minori o di donne questa nuova legge sembra essere un primo passo in questa direzione, ma aver approvato una legge non basta, ora bisogna attuarla.

 

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