Stato di Diritto o stato di rovescio?

La dignità di una persona è intoccabile, sempre.

Un giovane accusato di un crimine orrendo che, in una caserma dei Carabinieri, viene tenuto ammanettato e bendato nonostante sia chiaramente impossibilitato ad offendere o scappare, non può che farci porre la domanda: in Italia, ci troviamo ancora in uno Stato di Diritto, cioè in uno Stato che salvaguarda e rispetta i diritti di tutti i cittadini, senza distinzioni di razza, sesso, ceto sociale e posizione nei confronti della legge?

Non è necessario scomodare Francois-Marie Arouet, detto Voltaire, che nel 700 scriveva “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”, e neanche Fëdor Dostoevskij che in “delitto e castigo” (1821) scriveva “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”: è la storia che ci insegna che al progredire della civiltà è coinciso il miglioramento delle condizioni di vita degli imputati e dei condannati, a partire dalla loro cattura fino al giudizio e alla detenzione.
In Italia la materia è regolata dall’articolo 27 della Costituzione e dall’articolo 64 del Codice di Procedura Penale: in entrambi si tutelano i diritti di chi infrange (o è sospettato di avere infranto) la legge, garantendo in ogni caso l’applicazione della norma generale secondo la quale a tutti deve essere garantito un trattamento umano, il rispetto della dignità personale e il diritto alla vita.

E chi, se non le Istituzioni, deve farsi garante del rispetto di tali diritti?
Infatti davanti all’evidenza della foto di quel ragazzo, l’Arma è stata la prima ad esprimere parole di forte condanna, annunciando l’apertura di una inchiesta e assicurando sanzioni adeguate per il responsabile di quel trattamento.
Analoga reazione di sdegno e presa di distanza c’è stata da parte di alcune forze politiche, segnatamente quelle di sinistra, e, seppure tardivamente, del Presidente del Consiglio.

E i partiti di governo? Al pavido silenzio del M5S, che tace (e acconsente) cercando di limitare i danni di immagine dei quali fa incetta da un anno a questa parte, si affianca la sfrontata, populistica e incivile reazione della Lega e del suo duce: è paradossalmente del Ministro dell’Interno l’invocazione dei “lavori forzati”, peraltro non esistenti nel nostro codice penale, e il tentativo di contrapporre due eventi che nulla hanno in comune (la vittima di un crimine e il maltrattamento degli imputati) giustificando qualunque nefandezza in nome e difesa della “vera vittima”, ed è il suo delfino Ministro dell’Agricoltura a giudicare esagerata l’apertura di un’indagine per un fatto così veniale.

Riguardo al concetto di “diritto” della compagine giallo-verde abbiamo già avuto un assaggio a gennaio di quest’anno, quando un Ministro della Giustizia (leggi Bonafede) nel patetico tentativo di apparire più determinante del collega Ministro dell’Interno nella cattura di Cesare Battisti, ha pubblicato un triste e tragico video (vedi il video) nel quale il corpo del condannato veniva esposto al pubblico ludibrio dal cacciatore che lo aveva appena catturato.

Ma senza scomodare la squallida passerella all’aeroporto di Ciampino, la avversione al rispetto dei diritti umani (non solo quelli dei detenuti) da parte di chi ci governa attualmente è una costante alla quale le persone rischiano, tragicamente, di abituarsi; e non ci si riferisce solo al “sequestro” di naufraghi salvati da navi alle quali viene impedito di attraccare, ma anche ai propagandistici sgomberi di disperati senza casa, e alla negazione del pasto scolastico a bambini stranieri che non possono pagarlo, e alla mortificazione del diritto al dissenso perpetrata perseguitando gli autori di striscioni sgraditi al potere.

E di fronte ad ogni richiesta della società civile di ripristinare lo Stato di Diritto, la propaganda risponde con elementi di contrapposizione che non hanno alcuna relazione con diritto leso: pericolo immigrazione, pericolo delinquenza crescente, pericolo di malattie contagiose, pericolo della droga, pericolo assistenti sociali ecc. In questo modo anche le peggiori nefandezze trovano, agli occhi di una opinione pubblica ignorante e disperata, una giustificazione valida: la necessità di ridurre un pericolo (nel 99% dei casi inesistente o falso).

Non è in discussione lo Stato di Diritto perché un sottufficiale dei Carabinieri ha sbagliato, così come non fu in discussione dopo i fatti di Genova o dopo l’omicidio di Stefano Cucchi: oggi è in discussione lo Stato di Diritto perché ci sono politicanti in posti di potere strategici che ritengono i diritti delle persone materia secondaria, che si può calpestare.

L’Italia è ad un bivio, ma stiamo imboccando la strada sbagliata; a noi il compito di ripristinare le regole costituzionali e del diritto, a noi il compito di combattere la politica della paura e della demagogia, a noi il compito di far riemergere i principi di umanità e democrazia che si vogliono insabbiare.

 

“…rispetto per la famiglia, per l’uomo che era e per il carabiniere che è morto per tutelare i diritti di tutti, a partire dal diritto all’equo trattamento che ha ogni persona, anche chi è arrestato perché ha compiuto qualche orrendo crimine”.
(dal discorso del Comandante dell’Arma dei Carabinieri al funerale di Cerciello Rega)

 

Riccardo Gilli

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