un’altra Italia

Sono giorni di massima, fraterna vicinanza alla gente del Nord, di genuina e sincera solidarietà ad una parte di Italia che sta soffrendo molto di più del resto del Paese.

Ma covid19, insieme alla sofferenza e al dolore, ci sta insegnando tante cose, e ognuno di noi ne avrà in mente almeno una decina; concentriamoci su tre di queste.

1) Abbiamo individuato un nemico, vero, intangibile ma reale, nascosto ma conosciuto; non è straniero, perché è cittadino del mondo, non è “diverso”, perché è uguale per tutti, non si può combattere fermando le ONG, rispedendolo in Libia o bruciando i campi rom, perché arriva dal nostro interno e si diffonde senza essere visto. Questo spiazza una parte della politica di ieri, quella di chi per ottenere consensi creava ad arte mostri da combattere perché solo così le persone ignoranti avevano modo di sfogare le proprie frustrazioni, quella di chi si ergeva a paladino del Nord nei confronti del Sud, della Nazione contro le altre nazioni, quella di chi armava la disperazione contro la disperazione, il povero contro il povero. Ma il virus ci insegna anche che per vincere è importante l’unione di tutti, la solidarietà, l’essere fronte unico; è la consapevolizzazione del fatto che divisioni, scissionismi, scelte radicali ed estreme portano solo alla frammentazione e alla sconfitta.

2) Abbiamo avuto (e stiamo avendo) la rappresentazione plastica che i regionalismi, la divisione feudale del territorio, la creazione di frontiere geografiche ed amministrative dona potenza al nemico, gli consegna le armi per insinuarsi nel tessuto sociale. Mai come in questo momento tutti ci rendiamo conto che la battaglia si vince uniti e coordinati, con un’unica, armonica strategia, e che l’Italia della ricchezza, del PIL, della produttività non riuscirà a sconfiggere il virus se non si coadiuva con l’Italia dell’insicurezza economica, della disoccupazione, della precarietà.

3) Persino la parola Patria, che ci accomuna in queste ore, appare in prospettiva insufficiente e limitativa, il virus ci insegna che non solo i confini comunali e regionali sono fittizi ma che anche quelli nazionali stanno stretti; le frontiere sono una convenzione, e covid19 ci insegna che non esiste una barriera, un filo spinato in grado di fermarlo. La collettività da nazionale diventa internazionale, e solo un’alleanza globale, almeno a livello continentale, può rappresentare un argine valido.


#andràtuttobene, ne siamo convinti e stiamo dimostrando di avere le energie per affrontare questa difficile prova; la competenza, la professionalità, l’organizzazione e la centralizzazione del coordinamento sono le armi che stiamo mettendo in campo e che ci porteranno alla vittoria; ma guai abbassare la guardia, l’emergenza durerà mesi e la tenuta del Sistema Paese si potrà giudicare sulla lunga distanza.

A riportare la luce, insieme al senso della responsabilità di tutti noi, sarà il sacrificio, l’abnegazione e preparazione di infermieri, medici, virologi, epidemiologi; gli anni di studio, i giorni sui libri, le domeniche in corsia sono il miglior esempio di come una Comunità che non investe sulla sanità pubblica, sulla scuola e sulla cultura sia destinata all’estinzione.

Certo, non stupisce che anche in questi drammatici giorni i rigurgiti di un approccio socio-politico divisivo e fondato sull’odio tentino di mitigare quel sentimento di solidarietà e compattezza che è nato spontaneamente e che ci porterà fuori dal tunnel.

E i sovranisti dovranno farci i conti.

 

Riccardo Gilli

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