Il nostro sogno “marziano” di una società più giusta viene da lontano

C.D 19 dicembre 2015

Alla fine del 1947 la genesi della nostra Costituzione, che nel caso dell’esautorazione del sindaco Marino è stata umiliata, fu indicata in un discorso all’Assemblea costituente da uno dei più autorevoli padri costituenti, Piero Calamandrei:

Fra un secolo si immaginerà che

in questa nostra Assemblea, mentre si discuteva sulla nuova costituzione repubblicana, seduti su questi scranni non siamo stati noi, uomini effimeri, di cui i nomi saranno cancellati e dimenticati, ma sia stato un popolo di morti, di quei morti che noi conosciamo ad uno ad uno, caduti nelle nostre file nelle prigioni e sui patiboli, sui monti e nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sabbie africane, nei mari e nei deserti, da Matteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci, fino ai giovanetti partigiani. Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all’Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile: quella di morire, di testimoniare con la fede e la morte, la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili ed oneste il loro sogno in una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore “.

CON QUESTE PAROLE NEL CUORE E NELLA MENTE CI RIPRENDEREMO ROMA.

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