il potere dell’anti-casta

L’immagine è emblematica: Luigi Di Maio e il suo alter-ego, Alessandro Di Battista, accanto a Chalencon, il più fascista dei gilet gialli francesi ma anche l’unico disposto a fare da testimonial d’oltralpe al movimento.
Analizziamo bene la foto.

Luigi Di Maio, parlamentare italiano, da 8 mesi vice-presidente del consiglio, ministro dello sviluppo economico, ministro del lavoro e delle politiche sociali; dopo essere stato per anni l’emblema dell’”anti-casta”, dell’opposizione al potere, dell’anti-politica, rappresenta oggi il potere nella sua accezione più classica: quello delle spartizioni, del compromesso, dello spoil system più spinto, del privilegio alle lobby che ti sostengono. Il tutto aggravato dal non celato tentativo di occupare quelle strutture (ISTAT, INPS, Comitati Scientifici, Direttori Generali,, CONSOB, fino alla Banca d’Italia) la cui indipendenza rappresenta lo scheletro sul quale si regge un sistema democratico.

Alessandro Di Battista, il compare di merenda, utilizzato dal partito in campagna elettorale per sostenere l’immagine rivoluzionaria di un Movimento di opposizione, relegato al ruolo di riserva appena lo stesso partito è diventato “il potere”; il personaggio che per lui hanno studiato a tavolino dopo le elezioni è un mix di figlio dei fiori, di buon samaritano che va a civilizzare gli indios e di Che Guevara del 21° secolo; lo scopo preciso è quello di rimandarlo in campo nel momento in cui si fosse reso necessario rinfocolare il ricordo dell’opposizione e lo spirito “contro tutto e contro tutti” della base più irriducibile.

Christophe Chalencon, fabbro di 52 anni, uno dei leader del variegato universo dei gilet gialli, e di quel movimento l’anima islamofoba e filo-guerra civile. In un post del 23 dicembre su Facebook ha scritto: “Lancio un appello a Macron o, se non vuole piegarsi, ai militari. Oggi spetta ai militari entrare in gioco per consentire l’insediamento di un governo di transizione, per sentire e ascoltare il popolo”. Fra i leader dei gilet gialli è l’unico che ha accettato di incontrare Di Maio e Di Battista e, dopo l’incontro, si dichiara in piena sintonia col Movimento 5 stelle e disposto a creare con esso una alleanza elettorale in occasione delle europee.

Questo è il quadro, questa la sintesi di una fotografia.
E dietro l’obiettivo della macchina fotografica si percepisce tutta la difficoltà, ampiamente prevista, di un movimento in lieve ma costante declino (nei sondaggi, nel gradimento sui social che ne avevano permesso l’ascesa, presso quell’elettorato allergico ai partiti tradizionali che ne rappresentava la base); un declino che pesca nell’incapacità di trasformare un partito di opposizione in uno di governo senza rinnegare se stessi.

Troppe le contraddizioni, troppi bocconi amari da ingoiare, anche per un elettorato per lo più di “pancia” e non di intelletto: dall’alleanza di governo con un partito di estrema destra all’accettazione di logiche spartitorie fino a ieri abiurate, dalla sconfitta in battaglie storiche (leggi TAP) alla rinuncia a principi cardine (leggi il prossimo voto a favore dell’immunità a Salvini), dalla incapacità di far fede alle promesse elettorali al tentativo di nascondere la sconfitta nella battaglia ingaggiata contro la finanza mondiale.
Ecco quindi il tentativo, davvero poco edificante, di indossare nuovamente il costume dell’anti-casta, dell’opposizione al potere, della lotta alla partitocrazia; e siccome anche un asino si rende conto che in Italia rappresenti la casta, il potere, la partitocrazia, il messaggio che cerchi di veicolare alla tua base è: guarda Italia, siamo sempre noi, quelli “contro tutto e contro tutti”, ma ora il “vaffa” non possiamo urlarlo a noi stessi e quindi lo esportiamo in Francia.

Le cose, cari Di Maio e Di Battista, non funzionano così, e questo vostro tentativo otterrà solo il risultato di coprirvi di ridicolo; lo stillicidio di consensi al vostro partito è destinato a protrarsi nel tempo e solo l’inesistenza di una vera opposizione di sinistra lo rende ancora sopportabile.
Col tempo le cose cambieranno, e così come l’onda xenofoba e razzista che cavalcate con i vostri alleati è destinata ad essere offuscata dal baratro economico e occupazionale nel quale state spingendo l’Italia, allo stesso modo emergerà con sempre maggiore chiarezza la vostra inadeguatezza e supponenza. L’unica speranza per la gente è che nel frattempo si crei e si definisca un fronte di sinistra in grado di rappresentare una alternativa al vostro nulla, e che in questo fronte confluiscano le anime di quanti di voi hanno davvero a cuore il futuro della Nazione.

Fin’ora siete riusciti nel vostro intento di mistificazione, ma non riuscirete nell’impresa di far credere sia possibile essere al tempo stesso il potere e l’antipotere.

Riccardo Gilli

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