Medioevo? No, grazie

ParteCivile a Verona con #NonUnaDiMeno per fermare il progetto di arretramento culturale e di cancellazione dei diritti acquisiti in anni di battaglie laiche.

Una tre-giorni di mobilitazione (Verona 29, 30 e 31 Marzo) come risposta all’oscurantismo bigotto che tenta, attraverso il Congresso Mondiale della Famiglia, di mettere in discussione decenni di battaglie e di conquiste per i diritti portati avanti delle donne e dai movimenti LGBT.

Si partecipa con persone ed idee; le mie parole dal palco del corteo che colora Verona:

“Siamo nel terzo millennio, nel 21° secolo e abbiamo il dovere di ricordarlo.
La storia ci ha insegnato quanto è difficile non essere razzisti, omofobi, misogini, intolleranti, individui contro la collettività.
Oggi, nel 2019, ancora sentiamo parlare di differenze tra le persone come elementi per dire se un individuo è esatto o sbagliato, se è in linea o fuori asse, se appartiene ai giusti o va discriminato. Ancora oggi!
Come nel 1700, quando ancora si facevano i processi per definire se un ragazzo indio fosse un umano o un selvaggio, molto più simile a un animale.
Come nel medioevo quando c’era la caccia alle streghe, solo perché le donne raccoglievano erbe o non erano conformi all’insegnamento religioso.
Come nel secolo scorso, quando il razzismo ha trionfato e la teoria della razza e della persona “giusta” ha vinto su ogni principio morale.
Come sempre, da quando è nato il mondo, quando essere donna doveva essere una conquista.
E invece: abbiamo scoperto che gli indios erano umani, che le donne non erano streghe, che le razze non esistono e che ognuno è libero di gestire il proprio corpo e la propria sessualità.
Fermiamoci sulle donne con un momento di riflessione.
Essere donna non è più una conquista, essere donna è un fatto ed è già tutto.
Non può e non deve essere concordato con nessuno.
Sulla condizione femminile non scendiamo a patti.
Dobbiamo andare oltre la visione di menti malate ed anacronistiche e discutere di argomenti seri, quali il femminicidio ad esempio. Anzi diciamolo con le parole giuste: sul perché le donne vengono uccise dagli uomini. E dobbiamo discutere di famiglia.
La famiglia non può basarsi sulla servitù delle donne, è cosa ovvia nel 21° secolo. Se qualcuno pensa il contrario, e pare che riuniti in questa bellissima città ce ne siano un po’, che costruisca pure la sua impalcatura di menzogne.
Perché di questo si tratta. Che dica bugie sulla funzione femminile ma che lo dica a bassa voce per evitare la vergogna. C’è solo la vergogna per chi esprime pensieri che vedono le donne ferme in una fotografia di altri tempi.
IL PIANETA MUORE, LE DONNE MUOIONO.
Rassicuriamo questi custodi della famiglia naturale dicendo loro che è finito il tempo dell’idiozia patriarcale vecchia maniera. E che le donne ancelle le lasciamo con grande gioia alle serie TV.”

Oggi è importante parlare di parole, di linguaggi che si oppongono, di codici sui quali imbastiamo le nostre vite. La prima parola è PERSONA. Siamo persone, l’umanità è composta di persone che si associano e si relazionano.
Qualcuno pensa invece di dividere l’umanità in 2 categorie: individui giusti, corretti, normali prosecuzioni di una specie naturale e legittima, e soggetti meno adeguati, talvolta passivi, legati in modo innaturale alla vita.
Allora aggiungo un’altra parola: NATURA. Grande amore di poeti, artisti, filosofi…
E mi sono scappate tutte parole con la I finale ma si sa: l’italiano è una lingua che usa il genere.
Anche la natura usa il genere, ama uomini e donne in maniera diversa. Qualche volta però diventa naturale anche un comportamento sguaiato, un po’ ostile. Perché magari è difficile considerare “naturali” tutte le persone.
E allora si scrive la graduatoria degli individui, dal giusto al meno adeguato.
La terza parola è RISPETTO e se la associo a persona viene fuori un bel connubio : RISPETTO DELLA PERSONA.
Mi chiedo se anche questo sia qualcosa di naturale e mi rispondo con un grosso dubbio. La perplessità continua se penso all’ultima parola di una piccola serie, che in realtà è una spirale fatta di tante parole: FAMIGLIA.
E anche qui scatta l’associazione logica: FAMIGLIA – NATURA – UOMO – DONNA – MATRIMONIO. Tutto chiaro.
Poi, se penso all’etimologia della parola scopro che dentro la sua anima c’è l’idea di servitù. Ecco, adesso è più chiaro ancora. Siamo andati bene per millenni perché qualcuno “a servire” si trovava sempre diamine! Servire per il bene comune, anzi della “famiglia naturale” che porta al benessere di tutti i suoi componenti.
Allora basta, non abbiamo più bisogno di niente: divorzio, interruzione di gravidanza, tutela della maternità, diritti delle persone che amano persone dello stesso sesso. Lo voglio dire così e non con il solito acronimo. Se decidiamo di rientrare nel giusto significato di famiglia, allontaniamo i dubbi.
Poi, però, penso anche che le parole hanno un corpo da difendere. E che questo aggettivo NATURALE attribuito alla famiglia comprima qualsiasi tentativo di espressione libera della persona e faccia un po’ male, stringa troppo. E che questa attribuzione fatta da soggetti giudicanti strida con i DIRITTI NATURALI DELLE PERSONE.
Questo accostamento mi convince di più: diritto naturale della persona. Per salvare questo corpo compresso, l’unica azione è difendere il PENSIERO LAICO.
Se difendiamo il pensiero laico terremo in vita l’umanità fatta di persone.

Anna Sergio

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