2018 – ROMA E I SUOI RIFIUTI: L’ANNO CHE VERRA’.

I rifiuti a Roma dopo la chiusura della discarica di Malagrotta fatta da Marino.

Roma, governata dal MoVimento 5*, si rivolge all’Emilia Romagna (e all’inceneritore di Parma del sindaco ex 5* Pizzarotti) per trattare i propri rifiuti: I rifiuti della Roma grillina smaltiti in un inceneritore nella città di un sindaco ex grillino.

Sicuramente una buona politica ambientale, come predicato anche dal MoVimento 5*, deve avere come obiettivo il superamento degli attuali inceneritori.

Perché allora il paradosso che si è creato? Predicare l’abolizione degli inceneritori ed essere costretti ad utilizzarli?

A chiunque abbia buon senso è chiaro che non si possono eliminare gli inceneritori dalla sera alla mattina. Visto poi che in Italia aumenta la percentuale di rifiuti bruciati (19% nel 2016 contro il 14% del 2014: dati ISPRA) e che il 26% dei rifiuti finisce ancora in discarica.

Per eliminare gli inceneritori serve quindi un piano temporale e industriale.

Senza tale piano è impossibile raggiungere l’obiettivo delle così dette 4R (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero) individuate dalla Comunità Europea come buone pratiche per la gestione del ciclo dei rifiuti. E questo a maggior ragione a Roma dove la raccolta differenziata (primo passo verso le 4R) è ferma nel 2016 al 41,2% già raggiunto dalla giunta Marino nel 2015. Sentiremo dire anche questa volta “è colpa del Sindaco Marino”?

La raccolta differenziata è solo il “primo passo” verso le 4R perché anche i rifiuti differenziati vanno trattati. E per trattarli servono impianti. E i rifiuti trattati diventano materiale che può essere venduto e che genera quindi profitti.

Il PIP 2015-18 di AMA

Per questo il Piano Industriale Pluriennale (PIP 2015-18) predisposto da AMA nel periodo di Ignazio Marino, a seguito della storica chiusura della discarica di Malagrotta, prevedeva per AMA la progressiva autonomia nell’impiantistica e la Trasformazione della gestione impiantistica da “centro di costo” a “fonte di ricavo“.

Il PIP 2015-18 situava i nuovi impianti in 4 Ecodistretti. Garantiva un deciso rafforzamento del posizionamento di AMA sulle filiere del recupero di materiale e il conseguimento dell’autosufficienza impiantistica cittadina.

Erano previsti impianti biodigestori della frazione organica  negli ecodistretti est, ovest e sud e impianti di trattamento della frazione secca in tutti gli ecodistretti. A tale scopo erano già state bandite ed assegnate alcune gare pubbliche. Gare annullate dalla nuova giunta Raggi.

Ebbene, riguardo agli inceneritori della Regione Emilia, leggiamo nell’intervista rilasciata dall’assessore all’ambiente del Comune di Roma al quotidiano “La Repubblica” del 31.12.2017 che il “comune di Roma non sceglie dove mandare i rifiuti… sono le Regioni Lazio ed Emilia Romagna che hanno trattato”.

Il nuovo “Piano per la riduzione e la gestione dei Materiali Post-Consumo”

Ma il 19.6.2017 l’assessore dichiarava che “il nostro piano 2017-2021 prevede l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti, chiudendo il ciclo nel territorio del comune di Roma “ (https://www.comune.roma.it/pcr/it/newsview.page?contentId=NEW1583342).

Se il Comune fosse veramente autosufficiente non sarebbe quindi necessario nessun conferimento all’esterno e la Regione non deciderebbe dove mandare i rifiuti. Le Regioni si sono attivate solo per superare l’attuale emergenza.

Secondo il PIP 2015-18 di AMA nel 2018 sarebbero stati già completati 3 ecodistretti su 4 avvicinando di molto Roma all’autosufficienza. Ma il PIP non è stato attuato, anzi è stato annullato.

Ora è sicuramente legittimo cambiare il PIP introducendo soluzioni ritenute più efficaci. Ma tali soluzioni vanno argomentate e non si deve perdere tempo prezioso. Tutti noi vediamo in che stato versa la città. Ebbene ad oggi abbiamo trovato solo la deliberazione 47 della giunta capitolina del 30.3.2017 (https://www.comune.roma.it/DeliberazioniAttiWeb/filtroDati.do). Che prevede, oltre a un nuovo modello di raccolta porta a porta da dover implementare al posto di quello attuale, le “Domus Ecologiche” e il potenziamento delle “Isole Ecologiche”. Entrambe strutture che non sono impianti per il trattamento ma solo punti di raccolta dei rifiuti. Non si trovano proposte per la creazione di impiantistica in grado di garantire l’autosufficienza del Comune.

Abbiamo allora cercato il “nuovo” Piano Industriale AMA che doveva sostituire quello predisposto nel periodo della sindacatura Marino. Sperando di trovare in tale piano le soluzioni impiantistiche alternative a quelle previste nel 2015 e non realizzate.

Ma le uniche tracce individuate di tale nuovo piano sono un “comunicato unitario” dei sindacati del 19.9.17 (http://ama.fpromalazio.it/2017/09/comunicato-unitario-su-piano-industriale-del-19-09-2017/) che esprime un giudizio non positivo sul piano industriale AMA 2017/2021 (PIP 2017-21) e una notizia del 11.10.2017 in cui l’assessore comunale dichiara che il PIP 2017-21 va rivisto. Ci troveremo gli impianti promessi? Quando lo pubblicheranno?

Per ora nessuna traccia del PIP 2017-21 AMA. E’ invece disponibile il Piano Industriale ACEA 2018-22. Che prevede investimenti in nuova impiantistica per il trattamento di rifiuti organici. Gli stessi rifiuti per cui il Comune il 5.4.17 diceva che è “in corso l’individuazione di aree per la costruzione di impianti …”. Costruiti da chi? AMA? ACEA? Altri? Non si sa.

In sintesi abbiamo la seguente situazione:

  • Gli impianti per il trattamento dei rifiuti previsti nel periodo Marino non sono stati né realizzati e neppure avviati. Se lo avessero fatto ne avremmo avuti il 75% nel 2018.
  • Il nuovo Piano AMA (con i nuovi impianti?) è stato fatto ma “va rivisto” e non è ancora disponibile. Bene che va l’impiantistica che doveva entrare in esercizio nel 2018 verrà progettata nel 2018. L’avremo per il 2021? 3 anni di ritardo sono quelli che sono passati dalla cacciata di Marino ad oggi. Sarà un caso?
  • Stranamente nel Piano industriale ACEA 2018-22 è prevista “nuova impiantistica” (guarda caso biodigestori) per il trattamento dei rifiuti organici. ACEA è un’azienda pubblico-privata che produce utili. Gli impianti per il trattamento dei rifiuti producono ricavi. Viene un dubbio: non è che AMA pagherà ACEA per trattare i suoi rifiuti? E ACEA farà utili 2 volte? E li dividerà con i privati invece di restituirli ai cittadini romani che hanno contribuito con la raccolta differenziata ? Cittadini che si aspettano una congrua riduzione delle tariffe !

Intanto, in attesa che qualcuno prenda decisioni e le comunichi chiaramente (in nome della tanto decantata trasparenza) usiamo gli inceneritori dell’Emilia tra cui quello di Parma contribuendo all’inquinamento ambientale.

ParteCivile rimane vigile e attenta.

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